Per fare un albero ci vuole un fiore.

La saga del Burnel, ovvero come perdere un’occasione di partecipazione.

Riporto da completo ignorante (nel senso che ignoro tutta la storia) le sensazioni avute ed i pettegolezzi raccolti dopo la recente ristrutturazione del Burnel.
Premetto che non so se tutte le voci sono vere o se il tamburo del pettegolezzo ha deformato e/o inventato qualcosa. So solo, e me ne dolgo, che tutta la storia è passata solo ufficiosamente di bocca in bocca e nessuno ha mai pensato di esprimersi pubblicamente sul destino di uno degli angoli più belli di Roppolo.
Riassumo in breve. Con lodevole iniziativa, l’Amministrazione decise tempo fa di ristrutturare il Burnel in parallelo ai lavori di revisione della segnaletica stradale. In quella occasione dei privati suggerirono un progetto (gratuito) realizzato da persone competenti nel decoro urbano e le tecniche paesaggistiche.
Il progetto proposto fu ignorato, e realizzato con modalità differenti, e mi dicono, anche in modo piuttosto superficiale, ignorando alcuni accorgimenti per la manutenzione delle piante e di rispetto della proprietà privata.
Comunque, opinioni estetiche personali a parte, bisogna ammettere che il Burnel è meglio di prima. Abbiamo persino avuto in regalo dalla Provincia un cestino per i rifiuti NUOVO, ed è forse l’unico esistente a Roppolo che non sia un recupero di discarica. Dopo avere visto la famosa “sputacchiera” abbandonata per terra, questo cestino mi sembra un lusso esagerato.
Ci sono stati successivamente diversi interventi di privati e dell’Amministrazione, con inserimento e sradicamento di piante, sempre in modo scoordinato ed ignorando i consigli delle persone esperte, per cui il nostro amato Burnel oscillava tra l’imitazione di un orto botanico in stile “ammiocuggino” ed una delle tante aiuole abbandonate che si vedono intorno. Ancora fa bella mostra di sé un maxi erbaccia che qualcuno scambia per pianta ornamentale e magari la concima persino!
Ma il colmo si è toccato con l’ultimo intervento anonimo di pochi giorni fa. Qualcuno ha meticolosamente reciso, con opportuno attrezzo e notevole sapienza di arte topiaria, tutti i fiori di una pianta ornamentale in fioritura. Ci si chiede quale scopo avesse questo intervento. Presunto miglioramento? Vandalismo fine a se stesso? Protesta contro gli amanti dei fiori? Mah … escludo l’atto di un ubriaco. Troppo metodico!
Che dire? A parte il disprezzo per l’altrui lavoro e passione, a mio parere questa è la negazione dello spirito comunitario che dovrebbe animare un piccolo paese.
Tutti agiscono in modo individuale, ergendosi a giudici e correttori degli altrui errori, e tutti rifiutano qualsiasi confronto ed attività sociale fatta insieme a chiunque altro per il bene comune, anche solo rappresentato dalla vista di un bel vaso.
Se non si riesce nemmeno a mettersi d’accordo e collaborare per la gestione di due aiuole, come si può sperare di fare rinascere il paese?

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