Elezioni. Considerazioni varie ed eventuali.

in questi giorni sto seguendo in contemporanea la campagna elettorale regionale, europea, e locale. Da diversamente giovane esprimo le mie sensazioni, alla luce delle tante, troppe campagne elettorali che ho visto in vita mia. In questa sede mi limito ad osservare con attenzione le elezioni amministrative locali, che mi stanno a cuore perché penso che la buona politica nazionale debba partire da una buona gestione locale.

La partecipazione dei cittadini di Roppolo agli incontri di entrambe le liste è stata abbastanza numerosa, questo è un buon segno! Anche le domande poste e le osservazioni ai programmi esposti sono state serie e coerenti. Se posso fare una osservazione ai candidati oltre che agli elettori, è che tutti dovremmo essere più attenti allo scopo delle elezioni, di qualsiasi tornata si tratti. Spiego meglio: con l’election day abbiamo la possibilità di esprimere nello stesso momento 3 diversi voti, per persone ed idee, che però sono rivolte a diversi ambiti, e questi ambiti non sono sempre chiari agli elettori, perché gli stessi candidati danno per scontato che tutti abbiano chiara la differenza tra i diversi voti.
Le lezioni politiche europee servono a scegliere (col metodo proporzionale, e ciò è importatntissimo al fine di scegliere il partito a cui dare la preferenza) i candidati per il parlamento europeo, che dà indicazioni strategiche a tutte le nazioni. E’ quindi un organo prettamente POLITICO, in cui i candidati sono divisi in schieramenti basati su ideali e posizioni che dovrebbero essere indipendenti dalla figura del candidato stesso. Le elezioni regionali (tenute col metodo maggioritario e con premio di maggioranza) hanno invece una connotazione politico-gestionale mista, dove conta di più il compromesso tra le diverse anime della coalizione vincente, e quindi la capacità politica di questo o quel candidato di trovare compromessi con i suoi stessi colleghi di coalizione, in quanto le opposizioni contano relativamente poco, vista l’assurdità del metodo elettorale maggioritario. Qui la scelta del candidato riveste una maggiore importanza.
Le lezioni amministrative comunali sono il contrario di tutto ciò: si deve scegliere un gruppo di persone che AMMINISTRANO (preferirei dire gestiscono) la cosa pubbblica limitatamente ad un piccolo territorio, muovendosi strettamente all’interno di innumerevoli regole (nazionali, provinciali, regionali, europee) sempre più complesse e su cui non hanno alcun potere di intervento decisionale, ma che devono essere in grado di conoscere e capire.
E’ inutile quindi portare a queste amministrazioni problemi politici od organizzativi su cui nulla possono fare, se non riguardano il territorio di competenza. Le leggi, se sono inique, vanno cambiate col voto politico, non con il mugugno verso il sindaco. L’importanza di scegliere un buon sindaco è grandissima ed è un nostro preciso dovere morale, in quanto il sindaco deve essere un  organizzatore di un gruppo di persone, deve essere capace di rapportarsi con realtà sempre più importanti di lui, sia pubbliche che private, e deve confrontarsi quotidianamente con i cittadini che lo ritengono responsabile di qualsiasi evento capiti nel territorio. Un compito non certo facile!
Ma sono importanti anche i consiglieri, sia di maggiornaza che di opposizione, che devono essere competenti in tantissime aree e disponibili a diventarlo se necessario, regalando una parte del loro tempo alla causa del bene comune.

Detto questo ecco alcune sensazioni rilevate:

  • I cittadini chiedono più comunicazione. Ne serve molta di più, è vero, ma deve essere una comunicazione concisa e comprensibile. Inutile riportare il dettaglio di dati amministrativi e gestionali (che devono sempre essere disponibili a chi ne fosse interessato) tralasciando di spiegare le motivazioni che hanno portato a prendere una certa decisione, e come questa decisione si inquadri all’interno di una visione generale.
  • I cittadini chiedono partecipazione. Perfetto, ma devono anche dare partecipazione, ricordando che (per fortuna) siamo ancora in democrazia delegata e non diretta. I rappresentanti devono prendere decisioni e darne conto, ma non sono tenuti a verificare a priori il parere della cittadinanza su ogni iniziativa. E comprendo il loro disappunto nel sentirsi chiamati in causa a posteriori, e mai con proposte e richieste.
  • I cittadini chiedono concretezza. I candidati nei loro programmi si sono tutti orientati verso la concretezza, ma senza definirla bene. Chi la intende come reagire con prontezza verso un problema, chi pensa che sia relativa a considerare importanti i soli problemi di tutti i giorni, chi invece solo quelli a medio-lungo termine, ognuno esprimendosi con diverse sfumature di pensiero e dialettiche non sempre comprensibili a chi ascolta. Preferirei sentire parlare di progettualità concreta e di classificazione dei progetti in base a priorità, già a partire dal programma, e specialmente evitare di riportare a programma cose già fatte o in corso d’opera.
  • I cittadini si lamentano. E’ giusto ed umano. Ma dovremmo tutti fare uno sforzo per cercare di capire se il motivo del nostro scontento nasce da qualcosa che l’Amministrazione ha fatto, non ha fatto, e se questo qualcosa era nelle sue competenze e capacità. In tal caso il lamento è giusto, e va portato avanti con la serietà che la gravità che il caso specifico richiede. I social media NON sono una alternativa valida al rapporto umano ed alla comunicazione scritta e motivata. Specialmente ora che si sta diffondendo la pericolosa tendenza ad accettare messaggi anonimi sui social media. E smettiamola di addossare alle amministrazioni locali responsabilità che noi tutti elettori abbiamo in passato deciso di delegare ad altri o addirittura di affidare a privati.

 

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